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Chronos Before The Ashes Recensione Viaggio Tra Mondi

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Era il 2016 quando la software house americana Gunfire Games fece vedere la luce a Chronos, un gioco di ruolo in terza persona distribuito esclusivamente per Oculus Rift e, di conseguenza, sviluppato in realtà virtuale. A poco più di un anno dal rilascio del successivo Remnant: From the Ashes, lo sparatutto di ruolo” in terza persona pubblicato dallo stesso team americano nell’agosto del 2019 e pensato per essere il sequel del titolo precedente, vediamo ricalcate nuovamente le orme di questa saga con la riproposizione sul piccolo schermo del primo capitolo rilanciato con il nome Chronos: Before the Ashes.

Per comprendere al meglio la portata del progetto, già apprezzato in buona parte nel corso degli anni, è importante evidenziare come la casa di sviluppo responsabile dell’ideazione di questa particolare dimensione sia stata costituita in seguito alla chiusura di Vigil Games: autrice a sua volta della celebra saga Darksiders. Non da meno, risulta rilevante sottolineare come a fungere da propulsore per la diffusione di questo titolo abbia probabilmente giocato un ruolo centrale la contenuta, ma profonda fortuna conseguita da Remnant, il quale, sebbene non abbia raggiunto dispiegati picchi di successo, è risultato altresì ben visto dal suo pubblico di nicchia.

Disponibile dal primo dicembre 2020 su PC, Playsatation 4, Xbox One, Nintendo Switch e Google Stadia, Chronos: Before the Ashes diventa accessibile a tutti e punta a completare e a consolidare la posizione dell’interessante proposta di Gunfire Games, pubblicata, in questa nuova veste, grazie all’intervento di THQ Nordic.

Apocalisse interdimensionale

Se navigando in internet per trovare trailer o informazioni sul gioco, siete rimasti un po’ confusi dalle sue ambientazioni, risultando interdetti dinnanzi agli scenari post-apocalittici, fiabeschi e allo stesso tempo medievali presentati nelle varie anteprime, non temete. In Chronos: Before the Ashes ci ritroveremo infatti coinvolti nell’impresa affidata ad un giovane prescelto (ragazzo o ragazza a seconda della preferenza del giocatore) nel tentativo di sconfiggere un drago ancestrale giunto da un altro mondo portando devastazione e costringendo quella che sembra essere stata una civiltà discretamente avanzata e moderna a regredire in modo quasi ossimorico ad una condizione più tribale e rurale. Più precisamente, il nostro compito sarà quello di addentrarci all’interno di un’intricata costellazione di dimensioni differenti, chiamata Labirinto”, la quale ci porterà ad attraversare svariati mondi – precedentemente collegati da quello che sembra essere stato un esperimento di derivazione umana siglato D.A.T.L.A. – con lo scopo di abbattere tutti gli ostacoli che ci portino direttamente al cospetto del temibile drago, la cui sconfitta permetterebbe finalmente di liberare l’umanità (e non solo) dalla prigione di terrore nella quale versa in quel preciso momento.

In questa prospettiva ibrida fra tradizionalismo cavalleresco e distopia sci-fi, vengono abbattuti i vincoli dettati dalla gravità terrestre e diventano accessibili nuove realtà e specie ciascuna caratterizzata da una differente cultura e da un macrosistema indipendente che condivide, con gli altri, il declino imposto dalla calamità e le tracce del passaggio dei nostri predecessori che contribuiranno ad infittire l’intrico narrativo che, purtroppo, risulterà fino alla fine fosco e criptico pur dimostrandosi sempre coinvolgente e ricco di ottimi spunti il più interessante dei quali corrisponde alla scelta di far invecchiare di un anno il protagonista ad ogni sua dipartita. Questo porterà da una parte all’accumulo di esperienza e alla possibilità di selezionare un’abilità aggiuntiva particolare per ogni decennio trascorso, d’altra parte l’anzianità porterà con sé la progressiva complessità nell’incrementare i livelli di agilità e forza.

Un souls-like irrigidito

Forse a causa della sua natura concepita per una fruizione in realtà virtuale, Chronos: Before the Ashes risentirà per tutta la sua durata di una legnosità diffusa che si manifesterà sia nei controlli sia nelle animazioni e interazioni del protagonista, sottraendo ad un’interessante esperienza il dinamismo che avrebbe altrimenti regalato a questo titolo un’ottima posizione nelle classifiche del genere.

Abbiamo già anticipato la sua natura da gioco di ruolo, rilevabile in una prima selezione del sesso del personaggio accompagnata dalla successiva possibilità di equipaggiare e potenziare sia lo scudo sia l’arma preferita selezionando quest’ultima tra un ristretto ventaglio di opzioni di carattere tipicamente ravvicinato (armi bianche come spade, asce, lance e così via). A questa basilare scelta andrà a sovrapporsi la possibilità di spendere a piacimento i punti attributo (attribute point) ottenuti in corrispondenza di ciascun aumento di livello, i quali permetteranno di incrementare le statistiche di base individuate nello specifico in forza, agilità, arcano e vitalità.

Relativamente al sistema di combattimento, dovremo fare i conti con un pool di controlli relativamente semplice che purtroppo risulterà spesso rallentato da un apparente conflitto di interessi dovuto alla priorità di animazione di ciascuna azione sia in uscita sia in entrata. I classici input di schivata, parry e attacchi standard, potenziato e potenziato caricato, infatti, risulteranno spesso obsoleti – soprattutto nel caso in cui si prediligano armi più pesanti – influendo negativamente sulla mobilità attesa offuscata ulteriormente dalla necessità di agganciare manualmente i nemici per visualizzarne la vita e per evitare di sferrare rischiosi colpi nel vuoto e dalla scelta quasi infelice di assegnare la corsa ad un tasto del gamepad che sacrifica la possibilità di controllare comodamente la telecamera. Sarà in ogni caso possibile selezionare tra diversi livelli di difficoltà all’inizio dell’avventura per riuscire facilmente ad adattarsi a queste dinamiche che cercano di imitare (e semplificare) i tratti tipici dei souls-like.

Alla sequenza di eventi e nemici che porteranno inaspettatamente ad un immediato k.o., si contrappone una buona sopportazione del game over dovuta al fatto che non avremo risorse da perdere e alla peculiare scelta di attribuire alla morte elementi costruttivi e utili (di cui si potrà tenere traccia tramite un’apposita finestra nel menù di gioco). Ogni decesso ci costringerà a riprendere la nostra avventura a partire dall’ultimo World Stone Crystal”, cristalli disseminati per tutte le aree del Labirinto che fungeranno sia da checkpoint sia da punto di accesso per i viaggi rapidi indispensabili per raggiungere agilmente i nostri obiettivi. Risulterà per altro evidente fin da subito la necessità di dotarsi di una buona dose di backtracking per poter da una parte riposizionare gli oggetti ottenuti nel corso della nostra esplorazione che ci permetteranno di raggiungere zone prima inaccessibili e dall’altra parte per riuscire ad individuare il percorso che riesca a condurci al mondo successivo.

Durante il nostro pellegrinaggio sarà inoltre possibile ottenere i cosiddetti Cuori di Drago: particolari pietre che ci permetteranno di recuperare vita e che si ricaricheranno unicamente alla nostra morte. Chiaramente, a fronte della mancanza di oggetti intermedi che ci consentano di ripristinare anche solo parzialmente i nostri life point, ad ogni level-up questi verranno completamente restituiti, permettendoci di sopravvivere più a lungo agli ostacoli che si pareranno dinnanzi al nostro cammino.

Infine, potremo ottenere in seguito alla sconfitta di specifici boss, dei potenziamenti elementali (Dragon Stone), artefatti equipaggiabili a scelta e attivabili in modo temporaneo per incrementare i danni dei nostri attacchi base. Sarà così mostrato uno specifico indicatore che si riempirà in seguito ad ogni colpo inferto e, inoltre, ogni attacco potente caricato ed ogni evasione o parry riuscito, abiliteranno automaticamente il potere della pietra rinforzando l’attacco immediatamente successivo.

In conclusione

Nonostante i suoi difetti, Chronos: Before the Ashes riesce nell’intento di risultare interessante e cattura l’attenzione del giocatore fino alla fine, dimostrandosi via via sempre più familiare sia relativamente ai comandi sia per quanto riguarda la struttura della sua mappa (non consultabile in nessun momento). L’aspetto grafico minimale e quasi infantile, non oscurano in nessun modo la maturità del titolo che si evince nonostante manchi una vera e propria caratterizzazione della fauna con la quale avremo a che fare.

Purtroppo, la scelta di tagliare fuori dall’esplorazione l’ambientazione centrale per gran parte delle fasi intermedie di gioco, portano ad un generale smarrimento della linea narrativa che, in conclusione, potrebbe lasciare per qualche istante confusi e perplessi. In ogni caso, non bisogna dimenticare l’anzianità alla base di questo progetto ed è inevitabile evidenziare la sua piacevolezza estetica che riesce in qualche modo ad addolcire il ritmo rallentato dovuto alle particolari meccaniche di gioco fino ad ora descritte.

Gunfire Games, con Chronos: Before the Ashes forse non decolla, ma riesce comunque a lanciare un messaggio che fa ben sperare per il futuro, rendendo il presente comunque appetibile e consolidando il trampolino di lancio per un eventuale proseguimento in arrivo.

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6.8

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Gameplay

6.0/10

Longevità

6.0/10

Grafica

7.0/10

Sonoro

8.0/10

Trama

7.0/10

Pros

Ambientazioni piacevoli

Dinamica di invecchiamento interessante

Fonte: NerdPlanet

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